lunedì 12 gennaio 2015

Oggi parliamo con... #9 - Marco Negri

Buonsalve e buon inizio di settimana miei cari amici lettori e non. Eccoci qua, oggi, per parlare con un nuovo autore: Marco Negri. Conosciamolo assieme! ^^

Ciao Marco, grazie innanzitutto della tua disponibilità. Che ne diresti d'iniziare parlandoci un pochino te, di cosa ti piace fare ma soprattutto di cosa ti ha portata ad approcciarti alla scrittura e che ruolo ha quest'ultima nella tua vita?

Non ho fatto studi classici (mi sono diplomato a stento come geometra), e lavoro in un settore tutt’altro che letterario quale l’edilizia, eppure quando sulla coda del 2004 iniziai a scrivere la prima bozza di un racconto demenziale sui gabbiani assassini mi resi conto che la scrittura aveva un potere inaspettato su di me: conosceva la strada per sentieri misteriosi che da solo non avrei mai percorso. E soprattutto, decideva lei cosa fare.
Tornando al racconto demenziale di cui poco fa, io mi sforzavo di farne una parodia, e lui si tingeva sempre più di nero. La pioggia cadeva fitta dall’inizio alla fine, ogni scena si accendeva di notte e i protagonisti finivano a farsi regolarmente del male.
Cosa stava succedendo? Nulla, il racconto demenziale era diventato un giallo.
Curioso. Soprattutto perché l’aveva fatto da solo, io mi ero limitato a scriverlo e a spaventarmi nelle scene più cupe…
Da qui è nata una passione irrefrenabile per la scrittura e la sua capacità di ribaltare le leggi della realtà, dove, per la prima volta, ho capito che la magia può essere più reale di quel che si pensa.

"L'apprendista uomo" è il titolo del tuo romanzo, da cosa ti è nata l'idea di questa storia?

Volevo scrivere un libro dove trattare dei temi importanti dandogli un taglio leggero, partendo dall’idea che ogni evento della nostra vita ha un significato e un ruolo importante (anche se non sempre piacevole).
“L’apprendista uomo” nasce dal desiderio di trattare un tema a me caro, quello della relazione con un padre assente. È un tema al quale mi sono dedicato per anni, avendolo vissuto in prima persona, e che ho deciso di raccontare in parte per alleggerirlo del suo carico emotivo, come spesso capita quando si mette qualcosa di sé in un libro, e in parte perché possa offrire uno spunto di riflessione.
Un altro tema importante che ho voluto inserire è la disfunzione erettile e nello specifico della disfunzione erettile nella vita di un ragazzo come Luca, il protagonista. Chi soffre di questo disturbo finisce col nascondersi dietro un muro fatto di imbarazzo faticando anche a rivolgersi al proprio medico di famiglia. Mi sembrava importante dare un immagine positiva e controcorrente di quello che può essere vivere una situazione simile.
Volevo un libro che parlasse di rinascita e del percorso da percorrere per arrivarci.

Ti va di parlaci un pochino della trama?

“L’apprendista uomo” racconta la storia di Luca, un ragazzo di venticinque anni nato e cresciuto in un piccolo paese di provincia dove è rimasto “imprigionato”. Finite le superiori non ha trovato il coraggio per seguire i suoi amici nella grande città dove iniziare l’avventura dell’università, e ha preferito nascondersi nella propria vita di sempre andando a lavorare in uno studio contabile.
La lontananza degli amici di sempre lo ha reso un ragazzo solitario in attesa del grande momento per entrare in scena. Momento che sembra non arrivare mai. Si ritrova così a vedere scorrere le settimane guardando con timore crescente l’arrivo del venerdì sera, quando si costringe a uscire di casa per affrontare la vita. Un bicchiere di vino, una sigaretta, due parole con qualche conoscente e sale il panico. Cosa fare? Come fare per rompere il ghiaccio nella marea di persone che lo circonda?
La svolta arriva quando trova una soluzione tutta italiana: il calcio. Perché saper parlare di calcio apre le porte di qualsiasi bar dando la possibilità di attaccar bottone con chiunque o quasi.
E a Luca, che se improvvisa esperto, basta qualche passo fuori dalla sua clausura per trovarsi catapultato in una nuovo mondo.
Inizierà un viaggio che lo porterà ad affrontare quei piccoli grandi traumi, iniziando a vederli nella giusta dimensione, iniziando a capire che non sempre quello che non funziona in noi dipende dagli altri, ma che le responsabilità, in un modo o nell’altro, partono sempre dalle nostre scelte.
Solo quando accetterà di essere l’unico artefice del suo successo o del suo fallimento potrà mettere le basi per il vero cambiamento.

Com’è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?

Scrivere “L’apprendista uomo” è stata una prova importante. Lavorare tra le parole mi ha spinto ad andare oltre la semplice narrazione, obbligandomi a entrare dentro ogni emozione.
Rispetto alle prime stesure del romanzo, che appariva più cupo e intimista, ho voluto valorizzare il lato ironico dando un taglio solare e romantico alla vicenda. Come accennavo le difficoltà della vita non sono per forza negative, ci possono spingere a uscire dal guscio della nostra routine ed entrare in un mondo nuovo e vitale, come è successo al protagonista. Senza le sue difficoltà nella sfera sessuale non avrebbe mai avuto la spinta a rimboccarsi le maniche e affrontare le proprie debolezze.
Alla fine del romanzo Luca deve ringraziare i suoi problemi, gli hanno salvato la vita.

Si dice che, di solito, prima di essere scrittori si è anche lettori. Sei d'accordo con quest'affermazione? Quanto è importante la lettura nelle tue giornate? Quali sono i generi che maggiormente ti affascinano?

Niente di più vero. Sono cresciuto in una casa dove il televisore in soggiorno si trovava esattamente all’incrocio di due pareti ricoperte di libri. Libri che non ho mai letto, a dire il vero, ma in qualche maniera mi hanno lasciato il gusto per la parola scritta che è poi scoppiato da ragazzino quando passavo i pomeriggi al lago inghiottendo i mattoni horror di Stephen King.
Oggi, tra lavoro e famiglia, non ho più molto tempo, ma prima di andare a dormire il rituale del libro non può mancare, anche perché in TV non trovo altro che programmi di cucina...
In quanto a generi leggo un po’ di tutto (gialli, inchieste giornalistiche, psicologia, spiritualità, ecc), ma preferisco roba contemporanea. I classici sono importanti ma tendono a modificare il mio linguaggio dandogli un tono aulico…

Hai già progetti di scrittura futuri in testa?

Ho da poco terminato la seconda stesura del mio nuovo romanzo, è il primo di tre libri, un’opera molto grande e complessa (almeno per il mio repertorio personale), ma è una storia molto forte. Ha riscosso l’interesse di uno dei principali editor italiani, e dovremmo lavorarci insieme.
Spero sia di buon auspicio!

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