Visualizzazione post con etichetta letteratura classica giapponese. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta letteratura classica giapponese. Mostra tutti i post

giovedì 18 settembre 2014

Aggiornamoci

Come avrete sicuramente notato per qualche settimana il blog è stato abbandonato a se stesso, come mai? Semplice, mi dimenticavo di aggiornarlo con nuovi video e/o articoli (e ne ho tanti in arretrato). Ecco spiegato il motivo del  perchè io abbia pensato di fare un post riepilogativo con quelli che sono, a mio parere, i video/argomenti che più meritano fra i tanti che ho pubblicato (farò anche un altro post dove vi parlerò di una nuova rubrica che interesserà molto agli amanti di anime).
Forse, se mi seguite anche sul mio canale Youtube, li avrete già visti, o forse no.
Apre le danze l'ultimo video uscito per la rubrica "Letteratura Giapponese: da dove iniziare?" sul Genji monogatari, seguiranno quelli che sono i miei acquisti/regali/scambi libreschi di Agosto (nel mese appena passato sono stata particolarmente brava, questo in corso un po' meno, ma vedrete a tempo debito) e chiuderà il ballo un video della rubrica sulle Serie tv (anche quella abbandonata un pochino a se stessa, ma conto di riprenderla in mano se non questo il prossimo mese), con un piccolo video molto da fangirl sul Season Premiere dell'ottava stagione di Doctor Who (e contate che siamo già alla quarta puntata, sono giusto un po' in ritardo).







domenica 27 aprile 2014

Letteratura giapponese: da dove iniziare? #1 - Periodo Nara

Dal mese di Aprile 2014 è nata una nuova rubrica sul Canale Youtube tutta dedicata alla letteratura giapponese. Vorresti iniziare ad approcciarti alla letteratura giapponese ma non sai da che parte cominciare? Seguimi in questo viaggio, dove ti porterò alla scoperta della letteratura del Sol Levante a partire dalla sua classicità fino a giungere ai giorni nostri! :D
In questo primo appuntamento parleremo di Kojiki, Nihonshoki, Man'yōshū & Waka. Buona visione! ^_^

giovedì 11 aprile 2013

[Letteratura Giapponese #3] - La poesia: Man’yōshū & Waka

Ed eccomi tornata con un nuovo appuntamento con questa rubrica settimanale sulla letteratura giapponese. La settimana scorsa non ho pubblicato nulla, e mi scuso di ciò, ma non trovavo la chiavetta usb dove tengo i miei appunti universitari e senza quella non facevo nulla... >.< ... Ora l'ho trovata e quindi partiamo subito! ;)
L'argomento che andremo ad affrontare oggi tratta della poesia (argomento non da tutti amato, lo so) che non manca mai in campo letterario classico giapponese. In particolare parleremo dello waka e delle sue varie forme retoriche.

La poesia è una tradizione molto antica in Giappone, eistono molte serie di antologie (composte per ordine imperiale), ma noi oggi parleremo del Man'yōshū.

Raccolta delle diecimila foglie. È la più antica antologia di poesie, redatta intorno alla metà dell’VIII secolo (750), è composta da 20 maki contenenti circa 4500 poesie. È un’antologia “privata”, in quanto non commissionata su ordine imperiale. Viene considerata un’opera eterogenea per:
- Le epoche diverse che caratterizzano i componimenti;
- Le forme poetiche (waka, chōka, sedōka, kanshi, …;
- I temi (poesie d’amore, di commiato, natura, poesie di viaggio);
- L’estrazione sociale e provenienza geografica degli autori (molti dei quali anonimi, soldati, principi, principesse e aristocratici).
Importante è la lingua (simile al Kojiki). Redatto in man’yōgana, cioè con caratteri cinesi che vengono utilizzati ora semanticamente e ora foneticamente per riprodurre la pronuncia del giapponese orale. A differenza del Kojiki, però, si può rilevare una maggiore regolarità unita a molte eccezioni, dato che la standardizzazione si avrà con la creazione dei kana.
I componimenti che si trovano al suo interno sono completamente fatti di kanji. Un esempio di poesia:

梅の花今咲かなり桃鳥の声の来ほしき春き足るらし。
Ume no hana ima sakarinari momo tori no koe no kohoshiki haruki tarurashi.
I fiori di pesco/ ora sono nel pieno della fioritura/ di cento uccelli/ il canto è carico di nostalgia/ nella sopraggiunta primavera.

A volte la scelta dell’utilizzo dei kanji dipendeva oltre che per la pronuncia, anche per la via “artistica” intesa come immagine. I temi che principalmente vengono sviluppati all’interno dell’opera descrivono le stagioni, l’amore e i viaggi.
Il man’yōshū, per distinguere autori e temi trattati, viene suddiviso in quattro diversi periodi:
- I PERIODO: 629-672 (poesie attribuite a periodi precedenti);
- II PERIODO: 673-710 (spostamento della capitale a Heiankyō);
- III PERIODO: 710-733 (morte di Yamanoue no Okura);
- IV PERIODO: 733-759.
Nel primo periodo troviamo molte poesie che vengono attribuite a membri della famiglia imperiale e molti di questi componimenti vengono letti per poter comprendere la personalità di queste importanti figure storiche. Nel secondo periodo la figura più importante è Kakinomoto no Hitomaro, celebre per i chōka dedicati alla corte (per occasioni speciali), per i banka, poesie composte in occasione della morte di persone famose o degli appartenenti alla famiglia del poeta stesso (si ricordi il chōka attribuito alla morte della moglie del poeta) e per le poesie di viaggio. Nel terzo periodo, invece, iniziamo ad avere una maggiore concentrazione di individualità di poesie dove il nome dei poeti è più frequente. Si ricordi, ad esempio, Yamabe no Akahito e Ōtomo no Tabito.
Man’yōshū
In epoca classica il Man’yōshū veniva giudicato dai poeti di corte come un materiale da maneggiare con cautela per colpa della lingua arcaica e della sensibilità meno raffinata. Per tutto il Periodo Heian, invece, l’opera venne considerata sotto un punto di vista semantico e venne trattata con circospezione perché non è una raccolta poetica ufficiale.
In Giappone, in epoca classica, non esiste una distinzione fra poesia e prosa (come avveniva invece da noi), in quanto la poesia è molto più spontanea quando si vogliono esprimere sentimenti ed emozioni. Successivamente in Epoca Edo gli verrà attribuito la caratteristica makoto (schiettezza/sincerità) e masurao buri (mascolinità intesa come virilità/sentimento).
Del Man’yōshū io possiedo un plicco di fotocopie che ci diede la professoressa e da quello che mi ricordo (se ricordo bene) non dovrebbe esistere un'edizione italiana completa ma solo una parte (quella che fotocopiò per noi) che si trova dentro un'antologia di cui però non conosco il nome, mi spiace.. >.<

Il waka è considerata la forma più antica di poesia giapponese. Richiama spesso alla natura. Una delle più famose poesie composte in waka, è stata scritta dal protagonista dell’Ise monogatari, Ariwara no Narihira:

月や有らぬ春や昔の春生らぬ和が身一つ和本の身にして。
Tsuki ya aranu haru ya mukashi no haru naranu waga mi hitotsu wa moto no mi ni shite
Non è la stessa luna?
La primavera
Non è la primavera di un tempo?
Soltanto il mio corpo
Rimane quello di sempre.

L’andare a capo coi versi si ha solo in occidente. Per quanto riguarda la forma:
- Non presenta regolarità formali ad eccezione del metro. Non ha schemi regolari, accenti, rime o toni (ritenevano che la ripetizione fosse il “male della poesia”);
- Si divide in ku superiore 5,7,7 (kami no ku) e in ku inferiore 7,7 (shino no ku). Quindi la produzione si sviluppa su schema 5,7,5,7,7;
- Ci possono essere pause, cesure tra un verso e l’altro, le cosiddette kugire (non indicate dal punto di vista grafico).

Esempio di un componimento in waka
A causa della sua brevità il waka ha sviluppato una tradizione di figure retoriche che servono per espandere l’espressività del verso. Si ricordino:
- JOKOTOBA: parole d’introduzione. Sono una serie di parole di 3 versi che precedono un determinato termine (struttura formulaica= usate nell’epica, sono “appunti” che ricordano porzioni di testo lunghe che vengono utilizzate per la memorizzazione del testo: formule fisse). Ha una struttura arcaica e non più produttiva dopo il Man’yōshū (diverrà un singolo aggettivo). Il nesso che si crea fra jokotoba e parola modificata può essere a carattere semantico o fonetico.
- KAKEKOTOBA: parola perno. Singola parola che caratterizza due diversi significati, è una parola collocata fra due sintagmi o immagini. Tipico del kakekotoba l’uso che si fa spesso di mastu (doppio significato di “pino” e “aspettare”).
- MAKURAKOTOBA: parola – cuscino. Ha una funzione simile al jokotoba ma sono più corti (non supera le 5 more – sillabe), consiste in un unico termine che modifica in modo formulaico un determinato termine. È una risorsa arcaizzante.
- ENGO: letteralmente parole legate. Consiste nell’inserire termini che si rimandano tra loro dal punto di vista semantico con giochi di sinonimia. Esempio: kōri (ghiaccio), kiyu (svanire), mushubu (congelarsi) che riportano all’inverno e ad un amore infelice che svanisce.
- UTAMAKURA: lo si trova anche nella prosa. Sono luoghi reali o fittizi del Giappone che sono diventati stereotipi, quindi richiamandoli si evocano automaticamente le immagini ad essere associate. Esempio: Yoshino, famoso per i ciliegi e le uscite della famiglia imperiale. Oppure l’Asugawa, fiume che simboleggia il passare veloce della vita.
- KOTOBAGAKI: è un’interruzione della poesia tramite frasi che “raccontavano” con una breve presentazione in prosa, cioè davano informazioni sul tema e su nome dell’autore.

Oltre allo waka, esistono altre forme poetiche. Esse sono:
CHOKA: poesia lunga. Presenta una lunghezza indefinita e si basa sempre su versi che variano da 5 a 7 more e si conclude sempre con una coppia finale di 7 more. Questo genere poetico può essere denominato un’eccezione, dato che la poesia giapponese in genere è corta. Anche i temi che vengono presentati sono maggiori, hanno una forma più narrativa e descrittiva. Dopo il Man’yōshū se ne troveranno pochi.
SEDOKA: anche questo genere poetico scompare dopo il Man’yōshū. Presenta il metro 5,7,7,5,7,7. Ne esistono circa 60 esemplari e prendono in analisi temi riguardanti il lutto.

venerdì 29 marzo 2013

[Letteratura Giapponese #2] - Periodo Nara e Nihonshoki

Buongiorno a tutti quanti! Eccoci qua oggi con il secondo appuntamento di questa rubrica dove ogni settimana vi parlerò di un'opera o di un periodo che caratterizzò la storia della letteratura giapponese dall'età classica fino ad i giorni nostri. In particolare, dato che la volta precedente vi ho parlato del Kojiki, oggi vi andrò ad esporre qualche notizia storica riguardante il Periodo Nara e dell'altra opera che narra le "origini" del Giappone: il Nihonshoki.


Nonostante fossero già presenti attorno al V secolo del periodo Asuka, si può definire il Periodo Nara come la “prima epoca dove si trovano i primi testi scritti della letteratura giapponese”.
Prese il via nel 710 e venne anticipata da alcune cause che, successivamente negli anni,diedero vita alla cultura giapponese. Attorno al 538 in Giappone si ebbe l’introduzione del buddismo con l’arrivo dei membri del clero buddista. In quell’epoca il Giappone era popolato, in regioni distinte, da diversi clan in continua guerra fra loro. L’arrivo del buddismo portò, dopo l’unione delle due religioni, alla nascita dello shintoismo. L’introduzione di questa nuova pratica fu importante anche culturalmente in quanto permise l’arrivo nel paese di testi cinesi. Dal punto di vista politico, invece, si ebbero conflitti fra clan che portarono, un secolo dopo, all’unione del Giappone grazie ad  il principe ereditario e reggente della dell'Imperatrice Suiko (sua zia)  Umayado o anche conosciuto come Shōtoku Taishi (593-622). Sarà grazie a lui che i conflitti tra clan filo-buddisti (Soga) e clan di religione autoctona filo-kami (Nakatomi, Mononobe) ebbero fine. I primi passi di unificazione presero il via tramite:
- PRIMA: riforma Taika (645);
- POI: elaborazione del sistema legale ritsuryō (fra il 669 e il 701).
In seguito si ebbe, poi, lo spostamento della capitale da Nara ad Heijōkyō, l'attuale Kyōto.
I più importanti clan che si distinsero in questo periodo furono il clan Yamato che dominò in una delle più antiche terre del Giappone, lo Honshū (l’isola più grande del paese) ed è grazie ad esso che avviene l’unificazione dei clan (uji) con , di conseguenza, la nascita di un sistema centralizzato; ed il clan Izumo.
La letteratura del perodo Nara riflettè lo sforzo di captazione culturale attuale nei confronti della cultura continentale (soprattutto, in principio, la scrittura). I primi testi furono: il Kojiki (scritto in giapponese), di cui già abbiamo parlato (lo trovate cliccando sul nome), ed il Rikkokushi (scrittto in cinese). Si ricordano anche il Fudoki (rapporti sulle province, “Storie legate alle vicende delle singole province”, 713; scritte in cinese), ed i Kaifūsō (raccolte di poesie in cinese). 

Il Nihonshoki (日本書紀) o anche conosciuto come Nihonji (日本紀) viene letteralmente tradotto come Cronache del Giappone ed è un testo composto da 30 maki, compilato sotto il regno dell'Imperatrice Genshō (715-724) da un gruppo di eruditi. Terminato nel 720 sotto la supervisione del principe Toneri, figlio dell'imperatore Tenmu, con l'assistenza dello storiografo Ō no Yasumaro (che già conosciamo per la redazione del Kojiki).

È la più antica ed ufficiale (composta su ordine imperiale) opera che narra delle origini del Giappone. Sono i primi libri del Rikkokushi, redatti in cinese perchè rivolti verso l’esterno del Paese, il suo "compito" è quello di ripercorrere la protostoria del Giappone tramite alcuni miti che,  dall’Origine all’887, ricostruirono un passato dove i paesi esterni al Giappone potessero riconoscere il nuovo paese ormai nato. L’idea di storiografia nasce in Cina ed è sempre stata importante con, però, una piccola differenza, la successione dinastica: in Giappone si va per linea di sangue (a partire dalla Dea Amaterasu), mentre in Cina l’imperatore governa per mandato dal cielo, nominato dal popolo (che ha il diritto di scegliere chi eleggere). Si ha quindi un influsso culturale cinese in Giappone che lo reinterpreta, successivamente, a suo favore.
Purtroppo, attualmente, non esiste nessuna traduzione in edizione italiana di quest'opera.

venerdì 27 luglio 2012

[Letteratura Giapponese] - Il Kojiki: Un racconto di antichi eventi

Salve a tutti amici librofili e non, eccoci qua con il primo articolo scritto di questo blog. Quest'oggi voglio parlarvi un un libro che fa parte della letteratura classica giapponese: il Kojiki. Ho pensato di metterlo a confronto con il Nihonshoki (altro libro classico giapponese che ho studiato a lezione), che purtroppo ancora non ho avuto l'opportunità di leggere, ma che leggerò presto...

Scritto nel 712, il Kojiki (Un racconto di antichi eventi), ha la funzione di legittimare la dinastia Yamato (nella linea dell’imperatore Tenmu). Redatto in hentai (ibrido/sbagliato) kanbun, si rivolge all’interno del paese, a differenza del Nihonshoki che si rivolge all’esterno. 
Izanami ed Izanagi che con la lancia creano il Giappone
Il Giappone è la terra degli dei inquanto è nata da un atto asessuato di Izanami e Izanagi, quindi ha in se una parte del tutto divina. La dinastia Yamato individua nei culti kami (dei) uno dei possibili elementi ideologici funzionali alla propria legittimazione, si ricordi ad esempio che i simboli imperiali, nonché tesoro della corona (custodito in tre templi diversi) sono la grande spada falcia erbe (kusanagi no tsurugi) di Susanoo, la collana di pietre preziose ricurve regalati da Izanagi ad Amaterasu (magatama) e lo specchio metallico che fece uscire Amaterasu dalla grotta (mitami).

La prefazione del Kojiki narra che fu l’imperatore Tenmu ad ordinare la stesura dell’opera. Attualmente la letteratura giapponese è interessata di più al Kojiki, anche se fino al periodo Edo era il contrario ed era il Nihonshoki ad essere più importante in quanto opera scritta in cinese su modello di opere storiografiche cinesi.
Opera composta da 3 maki (rotoli/capitoli) e venne composta nel 712 da Ō no Yasumaro sotto ordine dell’imperatrice Genmei, che ereditò l’impero di Tenmu. Il Kojiki racconta una storia armoniosa risultato di una selezione di leggende, al contrario il Nihonshoki raccoglie tutte le varie versioni delle leggende e le affianca.
“Quali sono le caratteristiche del Kojiki che lo hanno fatto includere nel moderno canale della letteratura giapponese, a differenza del Nihonshoki?”
  • 1.  La scelta compositiva di presentare solo una parte della versione dei fatti e delle leggende;
  • 2.     La presenza di poesie;
  • 3. Uno stile più vivace e ritmico che rifletterebbe la tradizione orale ed una caratterizzazione più efficace dei personaggi;
  • 4.     La lingua (redatto in giapponese).

Quest’opera mostra la verità, ecco perché prende in analisi solo alcune leggende. Ō no Yasumaro si basò su racconti orali (Hiyeda no are) e scritte, le genealogie (le prime divinità) e gli annuali tramandati in testi come il Teiki (ora scomparsi).
Lo scrittore ha utilizzato i kanji per comporre un testo in giapponese (metodo non agevole). Ora però sorge una domanda: “Ma usò un kanji con il solo significato o usò due kanji che riportano il significato?”. Il problema è che Yasumaro voleva scrivere in giapponese, quindi ci volevano particelle, congiunzioni, e i kanji venivano usati a carattere di significato diverso.
Il Kojiki viene studiato a partire dall’epoca Edo da Mootori Norinaga (1730-1801), primo filologo, e diventa un veicolo per una supposta “visione autoctona del mondo”, non contaminata dalla cultua continentale. Da qui la rivalutazione e la scoperta originalità dell’opera. È da questo periodo che i kanbun cinesi passano in secondo piano.


Come già anticipato, il Kojiki viene suddiviso in tre libri:
ORIGINE DEL GIAPPONE: mito.
PRIMI 15 SOVRANI LEGGENDARI (660-310 a.C.): mito unito alle leggende.
RACCONTO DEI SUCCESSIVI 16 IMPERATORI DA NINTOKU A SUIKO (592-628): scompaiono i miti e ci troviamo in epoca storica.
Oltre ad essere un importante “documento storico”, è anche un’importante documento religioso/antropologico. 
Nel LIBRO I viene narrato il mito degli inizi, la generazione delle isole del Giappone, la lotta fra gli dei (Susanoo che darà origine al clan Izumo e Izanagi ed Izanami che daranno origine al clan Yamato), il punto d’incontro frale due tradizioni tramite gli inviati di Amaterasu (da qui l’inizio della discendenza della dea).
Il Kojiki è il punto centrale della religione shintoista.
Nel LIBRO II (dove vengono narrate le leggende famose) iniziamo ad allontanarci dal mondo degli dei. Parliamo di eroi entrati nella leggenda. Importante è l’eroe perdente Yamato Takeru, così denominato perché dopo aver riappacificato i clan compie un sacrilegio che gli costerà la vita. Per la cultura giapponese l’eroe non è il vincente ma colui che viene sconfitto perché lo riporta all’umanità e non rimane nel divno.
Sia nel Kojiki che nel NIhonshoki ci sono episodi che riconducono ad una cosiddetta “prima volta”: il primo waka (Susanoo), il primo renga (pp. 106-107), cioè la prima poesia a catena (Yamato Takeru) e il primo shinjū (Karu), cioè il doppio suicidio d’amore (uno degli argomenti ricorrenti in periodo classico sia in letteratura che in teatro). Il doppio suicidio è dato dal contrasto fra giri (situazione sociale) e ninjō (sentimento), bisogna scegliere o uno o l’altro (che deve essere il giri, in caso contrario, se si sceglie il sentimento, l’unica soluzione è la morte).
Altro importante concetto è quello dello kotodama, cioè il potere magico-sacrale della parola. Yamato kotoba (lingua di Yamato, lingua superiore): la parola incide sulla realtà, cioè ne definisce la natura. Il waka è più vicina al cuore dell’uomo, si esprimono i sentimenti con un potere che mette in comunicazione il cuore umano con ciò che lo circonda (il divino).




Copertina dell'edizione italiana del Kojiki
Kojiki: Un racconto di antichi eventi
a cura di Paolo Villani
Editio da Letteratura Universale Marsilio
Prezzo: € 12,00





WebRep
currentVote
noRating
noWeight
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...