RALF ROTHMANN - Morire in primavera (di prossima uscita)
Il libro: Febbraio 1945. La Seconda guerra mondiale è agli sgoccioli. Più di cinque milioni di soldati, un milione di civili e quasi sei milioni di ebrei hanno già perso la vita. Ma Hitler non si arrende e chiede il sacrificio più terribile, quello dei più giovani.
Walter Urban e Friedrich «Fiete» Caroli, sono tra gli ultimi soldati reclutati a forza dalle SS. Hanno appena 17 anni e lavoravano come mungitori in una grande fattoria. Walter è fortunato. Durante l’addestramento di poche settimane riesce a prendere la patente e viene affidato alla squadra di autisti che ha il compito di rifornire le unità della Waffen-SS. Fiete invece viene spedito in prima linea. Pacifista nell’animo e profondamente disgustato dalla guerra, farà comunque il suo dovere. Ma di fronte ai soldati feriti, alle bombe che piovono dal cielo e alle granate lanciate dallo stesso esercito tedesco alle spalle dei propri commilitoni, per spronarli ad attaccare il nemico, Fiete crolla. Deve andarsene, a qualunque costo. Catturato mentre sta fuggendo, Fiete viene condannato a morte in quanto disertore. E Walter, ancora incredulo, si ritrova a dover eseguire il più terribile degli ordini: puntare l’arma contro il suo migliore amico…
Come la maggior parte dei reduci tedeschi Walter non ha mai raccontato nulla di questa esperienza, neppure tra le mura amiche di casa. È diventato un uomo taciturno e malinconico. Ma quando i dottori gli riscontrano una malattia allo stadio terminale, il figlio regala a Walter un quaderno, sperando che vi scriva qualcosa sul suo misterioso passato. Con una prosa ricca di suspense e di accurate ricostruzioni, Ralf Rothmann racconta la storia di due ragazzi sacrificati alla guerra. Dimostrando ancora una volta di essere uno dei migliori scrittori in lingua tedesca, con Morire in primavera – che in Germania è stato un bestseller – Rothmann regala ai lettori una storia indimenticabile e inedita.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 208
Prezzo: 16,00
ERICH MARIA REMARQUE - La notte di Lisbona
Il libro: È il 1942 a Lisbona. Un uomo osserva attentamente una nave ancorata nel Tago, poco distante dalla banchina. Al vivo bagliore delle lampadine scoperte, sull’imbarcazione si sbrigano le operazioni di carico. Si stivano carichi di carne, pesce, conserve, pane e legumi.
Come tutti i piroscafi che, in quei tumultuosi giorni del 1942, lasciano l’Europa per l’America, la nave sembra un’arca ai tempi del diluvio. Un’arca incaricata di porre in salvo una gran folla di disperati, di profughi inseguiti dalle acque fetide del nazismo che hanno inondato da un pezzo Germania e Austria, e già sommerso Amsterdam, Bruxelles, Copenaghen, Oslo e Parigi.Anche l’uomo che la contempla è un profugo, senza alcuna speranza, però, di raggiungere New York, la terra promessa. Da mesi i posti sulla nave sono esauriti e, oltre al permesso di entrata in America, all’uomo mancano anche i trecento dollari del viaggio. Sarebbe certamente destinato a perdersi e dissanguarsi nel groviglio dei rifiutati visti d’entrata e d’uscita, degli irraggiungibili permessi di lavoro e di soggiorno, dei campi d’internamento, della burocrazia e della solitudine, se la sorte non venisse in suo aiuto.
Un uomo, che non ha l’aria di un poliziotto, lo approccia e in tedesco gli dice di avere due biglietti per la nave ancorata nel Tago. Due biglietti che non gli servono più e che è disposto a cedere gratis a una sola condizione: che il futuro possessore non lo lasci solo quella notte e sia disposto ad ascoltare la sua storia: la storia di un uomo che ha perso la felicità proprio quando pensava di averla tutta per sé.
Apparso per la prima volta nel 1962, La notte di Lisbona è un commovente romanzo d’amore e, insieme, una struggente testimonianza del disincanto dei vinti e dell’esodo come unica soluzione dinanzi alle mostruosità della tirannia.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 272
Prezzo: 15,00
SHLOMO PINES - Le metamorfosi della libertà. Tra Atene e Gerusalemme
Il libro: Uno dei grandi studiosi dell’ebraismo del Novecento, accostabile per importanza soltanto a pensatori del calibro di Jonas, Scholem, Lewy, Strauss e Taubes, è stato certamente Shlomo Pines, il celebre curatore e traduttore dell’edizione inglese della Guida dei perplessi di Maimonide.
Pines ha lasciato un’infinità di scritti, impressionanti per eruzione e varietà di temi, che spaziano dal mondo greco-romano alla mistica ebraica e araba, a Nietzsche e al pensiero contemporaneo.I Collected Works in cinque volumi pubblicati tra il 1979 ed il 1997 raccolgono la quasi totalità delle sue opere in inglese e in francese. E mostrano l’originale linea di ricerca dello studioso, dagli anni di formazione parigini fino a quelli dell’insegnamento nell’università di Gerusalemme.
Per Pines non esiste un solo ebraismo poiché, nel corso della sua storia, l’ebraismo ha sempre costituito una realtà plurale, capace di definirsi ogni volta in relazione al contesto con cui entrava in contatto. Analogamente, non esiste nemmeno una filosofia specificamente ebraica, ma un sistema di testi e di problemi ereditati dal mondo greco-arabo con cui gli ebrei, a un certo punto della storia e per ragioni diverse, si trovarono ad avere a che fare. La stessa critica viene da lui mossa a più riprese all’idea di «cultura ebraica», troppo generica e imprecisa per poter davvero dar ragione della complessità che intende rappresentare. Questo volume presenta per la prima volta in Italia un’organica raccolta dei suoi scritti e traccia a grandi linee il percorso di quello che è stato al tempo stesso un grande studioso e un grande sapiente.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 464
Prezzo: 25,00
ERIK LARSON - Il giardino delle bestie
Il libro: Questo libro narra della storia vera di William E. Dodd e di sua figlia Martha, un padre e una giovane donna americani improvvisamente trapiantati dalla loro accogliente casa di Chicago nel cuore della Berlino nazista del 1934.Rispettabile professore di storia all’università di Chicago, nel 1933 Dodd è nominato da Roosvelt ambasciatore a Berlino. Da fervente democratico jeffersoniano qual è, è tutto fuorché il candidato modello per un simile incarico. Non è ricco, non è politicamente influente e non appartiene nemmeno alla cerchia degli amici di Roosvelt. Tuttavia, per Roosvelt è un ambasciatore perfetto per un paese che, tra la crisi economica dilagante e un altro rovinoso anno di siccità, rappresenta per l’America soltanto una seccatura: la seccatura di un miliardo e duecentomila dollari, debito che Berlino ha contratto con gli Stati Uniti, e che Hitler si mostra sempre meno propenso a voler saldare. In compagnia della figlia Martha, una ragazza con gli occhi azzurri e un sorriso radioso che ha già acceso la passione in molti uomini, Dodd si ritrova così a soggiornare in una città addobbata di immensi stendardi rossi, bianchi e neri; a sedere negli stessi caffè all’aperto frequentati dalle SS in uniforme nera; a passare davanti a case con balconi traboccanti di gerani rossi; a fare acquisti nei giganteschi empori della città, a organizzare tè, aspirare le fragranze primaverili del Tiergarten, il parco principale di Berlino; ad avere rapporti sociali con Goebbels e Göring, coi quali cenare, danzare e divertirsi allegramente; finché, alla fine del 1934, accade un evento che smaschera la vera natura di Hitler e del potere a Berlino, la grande e nobile città che agli occhi di padre e figlia si svela per la prima volta come un immenso Tiergarten, un giardino delle bestie.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 560
Prezzo: 18,00
HERBERT GRIMM - Il soldato Schlump
Il libro: Emil Schulz, soprannominato scherzosamente a scuola Schlump, è un giovane idealista entusiasta della vita che, appena sedicenne, si arruola volontario allo scoppio della Prima guerra mondiale. La sola idea di poter indossare una magnifica uniforme, e marciare impettito sotto lo sguardo ammirato delle ragazze, è per lui qualcosa di irresistibile. Schlump mastica un po’ di francese e viene, perciò, spedito dalle autorità militari in una guarnigione in Francia, dove trascorre i suoi giorni in un perfetto idillio campestre. Dopo alcuni mesi, tuttavia, viene trasferito in trincea, dove si imbatte per la prima volta nell’insensata ferocia e brutalità della guerra: vede i compagni morire dopo strazianti agonie, sperimenta stenti e privazioni inimmaginabili e resta gravemente ferito. È il periodo più buio e più tragico della sua giovane vita, che tuttavia non è in grado di scalfire la sua fiducia nell’umanità e la sua voglia di vivere. Dopo un lunga degenza in ospedale, riesce a ottenere il trasferimento in un lazzaretto del suo paese natale. Il ritorno a casa, però, è tutt’altro da quello che aveva immaginato e sperato. La guerra ha sconvolto anche quel luogo creduto protetto e inviolabile. Il padre muore di stenti sotto i suoi occhi, la madre non ha da mangiare e si strugge per il suo unico figlio. Ma la guerra è implacabile e Schlump è richiamato al fronte, nelle retrovie. Attraversando terre devastate dai combattimenti, tra commilitoni che tentano disperatamente di trovare un senso alla bestialità, all’orrore e alla disperazione della guerra, Schlump non cessa un solo istante di credere alla bellezza della vita e alla necessità dell’amore. È questa fede che segnerà il suo ritorno a casa dopo la sconfitta. Come comincia Schlump aveva appena compiuto sedici anni quando scoppiò la guerra nel 1914. Quella sera era in programma un ballo al Reichsadler, l’ultimo; il giorno successivo i soldati dovevano presentarsi in caserma. Dopo che il sole fu tramontato, si intrufolò di sopra in galleria insieme al suo amico, perché non osavano entrare nella sala da ballo. I grandi, i tornitori e fabbri ventenni, non spartivano niente della loro ricchezza. Volevano tutte le ragazze per sé, non apprezzavano gli scherzi e potevano essere terribilmente rudi. Sporgendosi oltre la balaustra, da lassù i due guardavano affamati la sala sotto di loro. Verso mezzanotte la musica si interruppe e il trombettiere annunciò una pausa di quindici minuti per dar modo alle ragazze di rinfrescarsi. Schlump uscì fuori con il suo amico nella tiepida notte estiva, sotto i maestosi aceri secolari. Al termine del quarto d’ora, tornarono indietro. Incrociarono una folta comitiva di ragazze ridenti che occupavano tutta la strada. Erano sue coetanee e avevano frequentato la scuola insieme a lui, naturalmente potevano già partecipare alle danze. Anzi, erano proprio le più ricercate dai ragazzi. Una di loro gridò verso Schlump, «Ehi tu, moretto, vieni da me!» Schlump vide la luce dei lampioni riflettersi sui suoi boccoli biondi che sembravano quasi candidi.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 256
Prezzo: 17,00
PHILIPPE HAYAT - Momo a Les Halles
Il libro: Una scatola di biscotti con dentro centoquarantatré franchi, l’abito buono indossato per festeggiare il diploma di terza media, un paio di oggetti di scarso valore gettati alla rinfusa in una borsa: ecco tutto il patrimonio che Maurice, detto Momo, e Marie Moscowitz, rispettivamente quattordici e undici anni, riescono a portarsi via il giorno d’agosto del 1941 in cui scappano come ladri dalla loro casa di rue des Érables a Parigi, accompagnati dal direttore di papà Moscowitz, Monsieur Surreau, il presidente degli stabilimenti Surreau, piombato in piena notte nell’appartamento per condurli in salvo.
Nel 1941, in Francia, basta avere in tasca una carta d’identità barrata con la parola EBREO, sputata come un insulto, per essere deportati. Dopo un controllo ai documenti, papà Moscowitz è stato arrestato mentre passeggiava per le strade della capitale. Della madre dei ragazzi, invece, come di tante «israelite» che, come dice Monsieur Surreau, «lasciano i figli davanti alla porta dell’orfanotrofio e se ne vanno come ladre», non si sa nulla. Dopo aver preso le carte d’identità dei ragazzi per bruciarle e aver raccomandato loro di scegliersi «un cognome che suoni francese», Monsieur Surreau li deposita nella polverosa, minuscola soffitta di un palazzo nei pressi di Les Halles, il celebre mercato di vendita all’ingrosso del primo arrondissement.In quel luogo angusto, tuttavia, Momo e Marie non sono destinati a una triste esistenza clandestina. Un mondo nuovo e affascinante si schiude davanti ai loro occhi. La stanza accanto alla loro è, infatti, il regno di Bulle e delle sue amiche. Un regno fatto di notti di bisbigli e sussurri maschili e voci di donne con l’accento delle periferie, alla maniera delle cantanti di Montparnasse. Un regno la cui regina incontrastata è l’affascinante, generosa Bulle, più bella di Marlene Dietrich per Momo, con le sopracciglia che tracciano due grandi archi rossi sopra gli occhi verdi e il naso dritto e sottile.
A pochi passi dal palazzo, nel luogo in cui Momo sovente si avventura per procurarsi il cibo per sé e Marie, vi sono poi Les Halles, montagne di ferro e ghisa, di luce e di rumore, dove si alternano macellerie, tripperie e pescherie gigantesche, piene di ogni ben di dio anche in quell’anno di guerra, e dove spicca la zazzera grigia di La Ridelle, il pescivendolo con le braccia che sembrano due tronchi di legno da ardere. Con la città occupata da un anno dalle truppe naziste, il pericolo per Momo e la piccola Marie è, tuttavia, ancora in agguato. Ispirato a una storia vera, Momo a Les Halles è un romanzo sulla scoperta della vita, dell’amore e del potere della solidarietà, con un giovane protagonista destinato a entrare nel cuore dei lettori.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 416
Prezzo: 18,00
MANUEL CHAVES NOGALES - Agonia della Francia
Il libro: Nel 1937 Manuel Chaves Nogales approda a Montrouge, un sobborgo operaio alle porte di Parigi. Fugge da un Paese, la Spagna, dove è un tipo «perfettamente fucilabile» dai due contendenti in guerra: dai comunisti guidati da Mosca, e dai fascisti foraggiati da Roma e Berlino.È, come lui stesso ama definirsi, un «cittadino di una repubblica parlamentare e democratica» che, andata velocemente in malora, non concede altra scelta che l’esilio a un giornalista e scrittore figlio della piccola borghesia liberale sevigliana. A Montrouge, la République gli procura un appartamento popolare d’antico decoro dove sistemarsi con moglie e figli. Reportero di fama, autore di una brillante biografia di Juan Belmonte - il grande matador, il torero bohémien che frequentava artisti e leggeva Maupassant - Chaves si ritrova a Parigi «insieme agli scarti dell’umanità che la mostruosa macchina degli Stati totalitari va producendo». Un demi-monde di esclusi, reprobi, sconfitti: pope russi, ebrei tedeschi, rivoluzionari italiani. Accomunati tutti da «un obiettivo inaccessibile»: ottenere «una patria d’elezione, una nuova cittadinanza» nel Paese che, ai loro occhi, è «una creazione spirituale ottenuta in venti secoli di civiltà», il luogo dove impera da sempre «la fede naturale dell’uomo in ciò che è umano».Verranno traditi, e le pagine di questo libro costituiscono la cronaca diretta, vertiginosa, iconoclasta, scritta a caldo di tale tradimento che trova il suo culmine nel giorno di giugno del 1940 in cui le truppe naziste occupano Parigi, ma che ha un lungo e doloroso decorso. Nell’agosto del 1939, alla firma del patto Hitler-Stalin, la Francia scatena la caccia al Rosso e a tutto quanto gli assomigli. I comunisti, «sottoposti a inutili e costanti vessazioni da parte della polizia», vengono spinti nell’illegalità. Il 3 settembre 1939, dichiarata guerra alla Germania, indesiderabile non è più soltanto il Rosso ma lo straniero tout court, anzi lo sporco straniero, le sale métèque, la schiuma della terra, secondo la tetra espressione diventata poi il titolo del celebre libro di Arthur Koestler. Si internano antifascisti spagnoli, italiani, tedeschi, est-europei. E tutto precipita. Si sfascia. In una indolente apocalisse. Nell’«inumana indifferenza delle masse». La Francia, lo Stato «erede della civiltà greco-latina», crolla e scompare per sempre e il suo popolo cade in schiavitù «senza che l’autobus abbia smesso di passare a un’ora precisa». In un domenicale après-midi, mentre i nazisti dilagano, a Parigi la gente sciama fuori dai cinema. In tempo per l’aperitivo al bistrot…
Editore: Neri Pozza
Pagine: 192
Prezzo: 16,52
MONIKA HELD - La notte più buia
Il libro: È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì d’estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all’interno del tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo angusto ufficio senza finestre, stava per guadagnare l’uscita, con il pensiero rivolto già a come svagarsi ? una nuotata all’aperto, un film al cinema, un bicchiere di vino, magari ?, quando lo ha scorto: un uomo alto e smagrito sul punto di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli «Sta bene?» che ha appreso la sua drammatica storia. Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia. «Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzine? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi. Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda? Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuol bbandonarlo. Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo. Con un romanzo dalla trama coinvolgente e dalla scrittura impeccabile, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e «riesce a mostrare un lato inedito della Shoah» (Kölner Stadt-Anzeiger). Il risultato è una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme; un viaggio liberatorio che è tale proprio perché non volta le spalle alla memoria.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 272
Prezzo: 17,00
GIORGIO AGAMBEN - Angeli. Ebraismo, Cristianesimo, Islam
Il libro: Teologi e filosofi, poeti e pittori non hanno mai cessato di interrogarsi sulla natura degli angeli. La loro immagine insieme splendida ed estenuata, pensierosa e feroce è penetrata così profondamente, oltre che nelle preghiere e nelle liturgie quotidiane dell'occidente, nella filosofia, nella letteratura, nella pittura, nella scultura, ma anche nei sogni a occhi aperti, nelle sottoculture e nel Kitsch, che una comprensione anche semplicemente coerente dell'argomento sembra impossibile. In che modo comunicano fra loro e con gli uomini di cui si prendono cura? Hanno un vero corpo o una specie di manichino che ogni volta assumono e lasciano cadere? Qual è il loro sesso? Sono capaci di sentimenti, possono ridere o piangere? Ma, soprattutto, qual è la loro funzione nel governo divino del mondo?
Divisa in tre sezioni corrispondenti alle tre grandi religioni del Libro - Ebraismo, Cristianesimo, Islam - questa antologia riunisce per la prima volta in una accurata presentazione critica i testi più significativi mai scritti sugli angeli, da Origene a Tommaso d'Aquino, dalla Bibbia a Maimonide, da Avicenna al sufismo. Ne esce un'immagine completamente nuova, in cui le delicate creature alate che ci sorridono dai quadri di Giovanni Bellini mostrano improvvisamente i tratti terribili della milizia divina e quelli loschi di una sterminata burocrazia celeste, che tiene nelle sue mani non solo le fila dei rapporti fra il divino e l'umano, ma anche la stessa posta in gioco della politica occidentale.
Editore: Neri Pozza
Pagine: 934
Prezzo: 22,00
Alla prossima.
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