Partiamo da un piccolo presupposto: a me questo libro è piaciuto davvero molto. Su Anobii, Goodreads ed in giro per il web ho letto davvero tantissime "recensioni" (se poi semplici parole come brutto, inutile, banale e noioso si possono considerare recensioni) negative riguardo questo romanzo. In base a questo, nella mia testolina è suscitata una piccola domanda: ma abbiamo letto lo stesso libro?
蛇にピアス, (Hebi ni piasu) questo il titolo originale di quest'opera di Hitomi Kanehara, scrittrice giovanissima che all'età di ventun'anni ha vinto (grazie a Serpenti e Piercing) uno dei premi più importanti e prestigiosi della letteratura giapponese: Il Premio Akutagawa, aggiudicandosi il riconoscimento come uno dei debutti giapponesi di maggior successo degli ultimi anni (2004).
La storia racconta l' intero e metaforico viaggio di Liù, la protagonista, che attraverso una serie di esperienze eccitanti ed allo stesso tempo perturbanti, che vanno dalla modificazione del corpo, tramite pratiche quali i piercing, i tatuaggi ed il split tongue, alla sperimentazione sessuale spesso indirizzata verso il sadomasochismo e all'omicidio, in una continua ansia ed autodistruzione che nel finale sembra condurla fuori dal tunnel riportandola a vivere una nuova consapevolezza di se. E' una continua ricerca de se stessi dove sesso, dolore, morte e piacere trasportano il lettore all'interno di un mondo underground, oscuro, che, attualmente, è diventato una "parte nuova" del Sol Levante.
Con lo stesso titolo è uscito nel 2008 anche un film drammatico diretto da Yukio Ninagawa, che sicuramente
non mancherò di guardare.
Dal mio punto di vista mi sento di consigliarne la lettura a tutti coloro che apprezzano la letteratura giapponese, in particolare a coloro che apprezzano i romanzi di Ryū Murakami; non nego che vada letto così come l'autrice ce lo presenta, non bisogna cercare, fra le pagine e le parole, un qualche pensiero e/o messaggio profondo in quanto il suo obiettivo suppongo sia semplicemente quello di mostrare quella che è la realtà: dura ed amara.
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